martedì 28 aprile 2020

STEP#02 --- STORIA DEL TERMINE

Oltre che dal latino automatus, il termine deriva dal greco automatos; gli automi sono considerati gli antenati dei robot. 


Le Origini
Nell'antica Grecia essi erano utilizzati come idoli religiosi per impressionare i fedeli, come giocattoli volti ad intrattenere o come strumenti scientifici per coadiuvare gli studiosi nella dimostrazione di una teoria. Il primo automa con sembianze umane è datato nel III secolo a.C. ed è conosciuto come Servo automatico di Philon, ideato e progettato da un anonimo scrittore ed ingegnere di Bisanzio. La sua fuzione è di versare il vino e il suo funzionamento è meccanico: all'interno ci sono due contenitori (uno per l'acqua e uno per il vino) collegati alla brocca tramite tubi posti nelle braccia. La mano sinistra, dove viene posto il bicchiere da riempire, è collegata ad un sistema di leve che regola il funzionamento dell'automa. 

Automi, bot, robot, breve storia di una passione che coinvolge il

Servo automatico di Philon

Non dimentichiamoci di Erone di Alessandria (matematico ed ingegnere del I secolo a.C.), lo scrittore del trattato Automata, in cui illustra il funzionamento dei teatrini dotati di moto autonomo.

Ci sono riferimenti anche nel mito: Dedalo utilizzò l'argento vivo per dare una voce alle sue statue statue e il dio Efesto creò degli automi per il suo laboratorio, come Talo, un uomo artificiale di bronzo.

Nella cultura cinese troviamo un resoconto sugli automi nel Libro del vuoto perfetto, risalente al III secolo a.C., dove il re Mu incontra un ingegnere meccanico chiamato Yan Shi, nel testo definito come artefice.


I secoli successivi
L'interesse per gli automi è proseguito per tutti i secoli successivi. Al-Jazari, (matematico, inventore ed ingegnere meccanico, nonchè il più importante esponente della tradizione tecnologica islamica), nel 1200 inventò un automa per il lavaggio delle mani utilizzando per la prima volta il meccanismo di scarico in uso ancora oggi per la tazza della toilette.

L'automa di Al-Jazari

immagine di uno strumento meccanico di Al-Jazari

Persino Leonardo Da Vinci progettò un automa nel 1495. In alcuni appunti del Codice Atlantico si trovano disegni dettagliati di un cavaliere meccanico in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella.
Nel Rinascimento i trattati di Erone di Alessandria vennero tradotti in italiano e latino e poi pubblicati e l'interesse per gli automi aumentò ancora di più.
Nel 1649 l'artigiano francese Camus progettò per Luigi XIV un cocchio meccanico in miniatura completo di cavalli e fanti. Questi meccanismi sarebbero divenuti i prototipi dei motori nella rivoluzione industriale inglese. L'inventore francese Jacques de Vaucanson nel 1737 creò quello che è considerato il primo automa al mondo costruito con successo, ovvero il suonatore di flauto. Lo stesso costruì anche un'anatra meccanica, l'anatra digeritrice, che dava l'illusione di nutrirsi e defecare. Le Canard digérateur (l'anatra digeritrice) di Jacques de Vaucanson, creato nel 1739 e considerato il primo automa capace di digestione

anatra digeritrice


Dopo le guerre mondiali
Se fino ad ora gli automi erano considerati dei giocattoli, dopo la Grande Guerra iniziarono ad essere considerati come uno strumento per aiutare l'uomo nei lavori più pesanti.
Nel 1938 gli americani Pollard e Roselung progettarono per la società De Vilbiss un meccanismo programmabile che spruzzava vernice.
Negli anni '50 aumentarono le ricerche sull'automazione e sulla robotica. Nel 1951, nell'ambito del programma per l'energia atomica, lo scienziato Goertz progettò un braccio automatico per manovrare materiale radioattivo. Otto anni dopo Minsky e McCarthy aprirono il laboratorio di intelligenza artificiale. Questo segna l'inizio della contemporaneità.




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