Terminator
"La radio e il cinema sono tra quei grandi automi che sempre più si occupano di dilettare le masse" Junger
giovedì 30 aprile 2020
STEP#09 --- NELLE ARTI FIGURATIVE
Minerva infonde l'anima all'automa di Prometeo è una scultura realizzata da Camillo Pacetti nel 1806, della quale una copia di piccole dimensioni è esposta nella Galleria d'arte moderna di Milano.
Questa scultura esprime a pieno il concetto di automa: una "macchina" a sembianze umane che si muove in maniera autonoma, quindi come se fosse dotata di un'anima.
STEP#08 --- NEI DIALOGHI DI PLATONE
In senso metaforico, si può paragonare il dio "artigiano" di Platone all'uomo che plasma "macchine".
In un'opera appartenente ai Dialoghi di Platone, il Timeo, troviamo scritto:
...
Ma è chiaro a tutti che guardò a quello eterno: perchè il mondo è il più bello dei nati, e dio il più buono degli autori. Il mondo così nato è stato fatto secondo modello, che si può apprendere con la ragione e con l'intelletto, e che è sempre nello stesso modo.>>
Il dio di cui si parla in questo dialogo è noto come Demiurgo. Nella dottrina platonica esso (dal greco demiurgos, "artefice", "artigiano") è una sorta di divino artefice, dotato di intelligenza e volontà, che plasma il mondo a somiglianza delle idee. L'opera del demiurgo non investe, ma presuppone i principi costruttivi della realtà, i quali, secondo il Timeo, sono: le forme ideali eterne, la materia informe e reistente, chiamata "madre del mondo" e lo spazio, che è la sede, o il luogo, di tutto ciò che si genera. L'uomo fa lo stesso con le "macchine". L'automa, per definizione, è una macchina a sembianze umane; perciò si può affermare che, come il Demiurgo plasma la materia utilizzando come modelli le idee dell'Iperuranio, l'uomo realizza delle creature metalliche a sua immagine e somiglianza, usando come spunto l'idea di uomo stesso. Ma, a differenza del Demiurgo, che regola il mondo da lui stesso creato, l'uomo è stato oramai condizionato dalle sue stesse creature.
Demiurgo
Automa --- AFORISMI
<<Alcune persone sono incapaci di cogliere l'essenza della vita e il soffio intrinseco in ciò che contemplano, e passano la loro esistenza a discutere sugli uomini come si trattasse di automi, e sulle cose come se fossero prive di anima e si esaurissero in ciò che di esse si può dire, sulla base di ispirazioni soggettive.>>
Muriel Barbery, libro L'eleganza del riccio
STEP#07 --- NELLA POESIA
L'uomo che diventa un automa è un tema presente anche in poesia. Uno dei poeti che parla di ciò è Giovanni Di Lena nel testo poetico intitolato Alienazione.
Alienazione
E' diventato un optional
il cervello
confuso dalla cibernetica
e da software rivoluzionati.
L'operatore -in stand-by -
fischietta disinvolto
e con manovre sequenziali
regola gli indici delle macchine.
Si sta come automi
ad aprire e chiudere i nostri giorni
tra capannoni evanescenti
e sogni senza futuro.
In questo testo poetico emerge una doppia critica effettuata dall'autore: una rivolta alla tecnologia e una rivolta all'uomo moderno, strettamente collegate tra di loro.
In primis denuncia il progresso tecnologico, poichè l'autore ritiene che la tecnologia abbia offuscato la mente umana, e per l'uomo <<E' diventato un optional il cervello>>. <<L'operatore -in stand-by - fischietta disinvolto e con manovre sequenziali regola gli indici delle macchine>> è una metafora atta a mostrare il rapporto dell'uomo con le "macchine": l'uomo non è più in grado di ragionare, si affida totalmente alla tecnologia in ogni ambito. Nell'ultima parte della poesia si parla del tema dell'alienazione, strettamente collegato al "diventare un automa". L'uomo, a furia di manovrare le "macchine" è diventato anch'esso una macchina, senza volontà, senza ambizione e sogni, che agisce meccanicamente e non ha più rapporti con gli altri.
STEP#06 --- NELLA LETTERATURA
Il tema dell'uomo che si aliena dalla società e si tramuta in automa è molto frequente, soprattutto nella filosofia e nella letteratura del Novecento.Uno degli autori che affronta questo tema è senza dubbio Pirandello nel romanzo I quaderni di Serafino Gubbio operatore.
I quaderni di Serafino Gubbio operatore
Questo romanzo fu pubblicato inizialmente con il titolo "Si gira" e solo in seguito venne ristampato con il titolo attuale. Qui il narratore adopera la tecnica dell'analessi, che consiste nel presentare l'episodio tramite ricordi frammentati di eventi passati.
quaderni di Serafino Gubbio operatore
Serafino Gubbio è un cineoperatore che ha il compito di girare la cinepresa per registrare le scene. Egli si sente un automa totalmente alienato dal suo lavoro al punto da affermare: <<Finii d'essere Gubbio e diventai una mano>>. Un giorno Serafino viene incaricato di riprendere, con la sua cinepresa, la scenna dell'uccisione di una tigre ad opera di un cacciatore. All'interno della gabbia si trovano l'attore che veste i panni del cacciatore, la tigre e un'attrice. L'attore, che dovrebbe uccidere la tigre, rivolge l'arma contro l'attrice, togliendole la vita per questioni di gelosia, e la tigre, terrorizzata, si avventa sull'uomo e lo sbrana. Serafino, che sta filmando la scena, rinuncia ad ogni forma di sentimento e di comunicazione: egli continua a girare la manovella della cinepresa, indifferente al dramma che si sta consumando di fronte ai suoi occhi; da ciò il titolo originale dell'opera: "Si gira". Serafino diventa muto per lo shock. Il mutismo di Serafino può avere una duplice interpretazione: in primo luogo potrebbe essere il frutto dell'orrore e del trauma che il protagonista sta affrontando; in secondo luogo potrebbe alludere al mutismo degli intellettuali e dei lavoratori nei confronti della società durante gli anni della Grande Guerra, periodo in cui fu scritto il romanzo.
Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Questi, nell'età prefascista si tramutano in automi: l'uomo è ridotto ad oggetto privo di volontà alla stregua delle macchine; è diventato un'appendice delle macchine che adopera, termine usato anche dal filosofo Karl Marx nell'opera Manoscritti economico-filosofici, in cui parla dell'alinazione dei lavoratori nella società industriale.
Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Questi, nell'età prefascista si tramutano in automi: l'uomo è ridotto ad oggetto privo di volontà alla stregua delle macchine; è diventato un'appendice delle macchine che adopera, termine usato anche dal filosofo Karl Marx nell'opera Manoscritti economico-filosofici, in cui parla dell'alinazione dei lavoratori nella società industriale.
mercoledì 29 aprile 2020
STEP#04 --- NELLA MITOLOGIA
Al di là della storia, anche nella mitologia vi sono molti esempi di automi; anzi, si potrebbe affermare che sono stati proprio questi gli spunti per gli artigiani e i conoscitori dei metalli e delle leggi della meccanica.
La Mitologia Greca
L'Iliade di Omero narra che Efesto, l'antico dio greco del fuoco, della metallurgia e dell'artigianato, "forgiò" due dozzine di trespoli di rame che potevano spostarsi su "ruote d'oro" ed erano in grado di muoversi anche in maniera autonoma. La leggenda
dice che questi erano stati costruiti per rendere servizi agli dei che facevano visita ad Efesto. Si narra anche che Efesto era zoppicante e che, per essere aiutato nelle necessità domestiche aveva "forgiato" anche due assistenti in forma femminile, realizzate interamente in oro. Esse vengono descritte come "brave e sensibili" e si dice che abbiano dato appoggio a Efesto nelle passeggiate tenendolo per mano, si siano occupate di lui e l'abbiano "divertito con il loro canto". Inoltre erano in possesso di "tutte le conoscenze degli dei immortali".
figure della mirologia greca
Un altro mito tramanda la notizia del gigante Talos, una creatura di rame realizzata ancora da Efesto, che Zeus aveva regalato a Minosse, il re di Creta, per difendere l'isola dai nemici che giungevano dal mare. Il gigante pattugliava incessantemente l'isola e teneva a distanza le navi nemiche gettando loro addosso delle enormi pietre. Quando le forze nemiche riuscivano a raggiungere il suolo dell'isola, Talos le affrontava eruttando una fiamma rossa che si sviluppava intorno a lui uccidendo ogni cosa e facendo fuggire i superstiti nuovamente in mare. I racconti narrano che questo gigante costituiva anche una sorta di comunicatore attraverso cui Minosse parlava ai suoi sudditi con voce tonate, raggiungendo ogni parte dell'isola. Secondo la leggenda fu la maga Medea a superare in astuzia il gigante di metallo con l'aiuto di illusioni, riuscendo a strappare via il tappo che sosteneva l'arteria del gigante, da cui fuoriuscì un sangue nero e oleoso che si espandeva al solo contatto con il suolo. Da allora la forza di Talos diminuì drasticamente e Creta divenne estremamente vulnerabile agli attacchi dei suoi nemici.
Talos
La Mitologia Cinese
Troviamo descrizioni di automi anche nella mitologia cinese.
La leggenda ricorda Chi Yu, una creatura di metallo con quattro occhi, sei braccia ed una sorta di tridente al posto delle orecchie. Chi Yu poteva avanzare facilmente sul terreno accidentato e poteva scavare in terra, anche se per un breve lasso di tempo. Inoltre esso si nutriva di sabbia, pietre e talvolta anche di minuti pezzi di ferro. Un giorno, all'improvviso, Chi Yu cessò di muoversi e venne creduto morto e la gente del posto, a cui aveva dato prova delle sue capacità, gli tolse la testa e la seppellì in una caverna che divenne luogo di culto per molto tempo. Successivamente dalla testa della creatura iniziò ad uscire una nube di vapore rossastro che riempì progressivamente la caverna. La nube aumentò sempre di più e il santuario divenne inaccessibile.
Fonte: http://www.shan-newspaper.com/web/mitologia/570-i-robot-degli-antichi-dei.html
dice che questi erano stati costruiti per rendere servizi agli dei che facevano visita ad Efesto. Si narra anche che Efesto era zoppicante e che, per essere aiutato nelle necessità domestiche aveva "forgiato" anche due assistenti in forma femminile, realizzate interamente in oro. Esse vengono descritte come "brave e sensibili" e si dice che abbiano dato appoggio a Efesto nelle passeggiate tenendolo per mano, si siano occupate di lui e l'abbiano "divertito con il loro canto". Inoltre erano in possesso di "tutte le conoscenze degli dei immortali".
figure della mirologia greca
Talos
Fonte: http://www.shan-newspaper.com/web/mitologia/570-i-robot-degli-antichi-dei.html
martedì 28 aprile 2020
STEP#03 --- IMMAGINE
Questo è il Turco, uno degli automi più noti, creato dall'inventore Wolfgang von Kempelem per la regina Maria Teresa d'Austria. Esso avrebbe dovuto simulare un giocatore di scacchi, anche se, in realtà, si trattava di un imbroglio, essendo manovrato al suo interno da un giocatore umano.
STEP#02 --- STORIA DEL TERMINE
Oltre che dal latino automatus, il termine deriva dal greco automatos; gli automi sono considerati gli antenati dei robot.
Le Origini
Nell'antica Grecia essi erano utilizzati come idoli religiosi per impressionare i fedeli, come giocattoli volti ad intrattenere o come strumenti scientifici per coadiuvare gli studiosi nella dimostrazione di una teoria. Il primo automa con sembianze umane è datato nel III secolo a.C. ed è conosciuto come Servo automatico di Philon, ideato e progettato da un anonimo scrittore ed ingegnere di Bisanzio. La sua fuzione è di versare il vino e il suo funzionamento è meccanico: all'interno ci sono due contenitori (uno per l'acqua e uno per il vino) collegati alla brocca tramite tubi posti nelle braccia. La mano sinistra, dove viene posto il bicchiere da riempire, è collegata ad un sistema di leve che regola il funzionamento dell'automa.
Servo automatico di Philon
Non dimentichiamoci di Erone di Alessandria (matematico ed ingegnere del I secolo a.C.), lo scrittore del trattato Automata, in cui illustra il funzionamento dei teatrini dotati di moto autonomo.
Ci sono riferimenti anche nel mito: Dedalo utilizzò l'argento vivo per dare una voce alle sue statue statue e il dio Efesto creò degli automi per il suo laboratorio, come Talo, un uomo artificiale di bronzo.
Nella cultura cinese troviamo un resoconto sugli automi nel Libro del vuoto perfetto, risalente al III secolo a.C., dove il re Mu incontra un ingegnere meccanico chiamato Yan Shi, nel testo definito come artefice.
I secoli successivi
L'interesse per gli automi è proseguito per tutti i secoli successivi. Al-Jazari, (matematico, inventore ed ingegnere meccanico, nonchè il più importante esponente della tradizione tecnologica islamica), nel 1200 inventò un automa per il lavaggio delle mani utilizzando per la prima volta il meccanismo di scarico in uso ancora oggi per la tazza della toilette.
immagine di uno strumento meccanico di Al-Jazari
Persino Leonardo Da Vinci progettò un automa nel 1495. In alcuni appunti del Codice Atlantico si trovano disegni dettagliati di un cavaliere meccanico in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella.
Nel Rinascimento i trattati di Erone di Alessandria vennero tradotti in italiano e latino e poi pubblicati e l'interesse per gli automi aumentò ancora di più.
Nel 1649 l'artigiano francese Camus progettò per Luigi XIV un cocchio meccanico in miniatura completo di cavalli e fanti. Questi meccanismi sarebbero divenuti i prototipi dei motori nella rivoluzione industriale inglese. L'inventore francese Jacques de Vaucanson nel 1737 creò quello che è considerato il primo automa al mondo costruito con successo, ovvero il suonatore di flauto. Lo stesso costruì anche un'anatra meccanica, l'anatra digeritrice, che dava l'illusione di nutrirsi e defecare.
anatra digeritrice
Dopo le guerre mondiali
Se fino ad ora gli automi erano considerati dei giocattoli, dopo la Grande Guerra iniziarono ad essere considerati come uno strumento per aiutare l'uomo nei lavori più pesanti.
Nel 1938 gli americani Pollard e Roselung progettarono per la società De Vilbiss un meccanismo programmabile che spruzzava vernice.
Negli anni '50 aumentarono le ricerche sull'automazione e sulla robotica. Nel 1951, nell'ambito del programma per l'energia atomica, lo scienziato Goertz progettò un braccio automatico per manovrare materiale radioattivo. Otto anni dopo Minsky e McCarthy aprirono il laboratorio di intelligenza artificiale. Questo segna l'inizio della contemporaneità.
lunedì 27 aprile 2020
STEP#01 bis --- ORIGINE E SIGNIFICATO IN ALTRE LINGUE
Nella maggior parte delle lingue il termine è stato coniato dal latino automatus e assume diversi significati a seconda della lingua.
In Inglese: automaton ed è considerato un sinonimo della parola robot. Il plurale più diffuso di questa parola è automatons; tuttavia è presente un altro plurale, meno diffuso, che è automata, che sembrerebbe il caso latino nominativo plurale di genere neutro, altro elemento che riconduce il termine al latino.
In Tedesco: automat, ed oltre ad essere un sinonimo della parola robot, viene usato per indicare le slot machine e i distributori a gettoni. In elettronica questo termine significa interruttore automatico.
Fonte: https://it.bab.la/dizionario/tedesco-italiano/automat
In Francese: automat. Assume il significato di bancomat, ma anche qui è un sinonimo di robot.
In Svizzera questo termine viene utilizzato con il significato di distributore automatico.
Fonte: https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=automate&idl=11b46e0c740749368753b990fd0d41c6&v=FRIT
Il termine è presente anche nelle lingue orientali. In Giapponese ha lo stesso significato che ha in Italiano e sci scrive:
オートマトン
Ōtomaton
In Giappone gli automi sono molto diffusi, e in particolare assunsero un ruolo importante nel periodo Edo, noti come "Karakuri", che letteralmente significa: <<macchina nata per stupire>> e rappresentavano delle bambole nipponiche.
karakuri del periodo Edo
Il termine è stato utilizzato per la prima volta da Erone di Alessandria (matematico ed ingegnere del I secolo a.C.) nel trattato Automata, in cui illustra il funzionamento dei teatrini dotati di moto autonomo e, successivamente, da vari letterati del Novecento, come Pirandello e Svevo che, nelle loro opere, descrivono la società come un insieme di automi che lavorano nelle fabbriche.
De gli Automati
Questo termine verrà utilizzato anche dal filosofo Marx nei Manoscritti economico-filosofici a proposito della condizione dell'operaio nell'ambito della società industriale.
STEP#01 --- DEFINIZIONE DEL TERMINE
Autòma s.m. [dal latino automatus, aggettivo, <<che si muove da sé>>] presenta vari significati:
1. Macchina che riproduce i movimenti (e in genere anche l'aspetto esterno) dell'uomo e degli animali. Quindi, in senso figurato, persona priva di volontà propria, che agisce o si muove macchinalmente senza coscienza dei propri atti.
2. In cibernetica (in particolare nella teoria generale degli atomi), questo termine indica un sistema definito da un insieme di segnali in entrata, di stati interni e di segnali di uscita, e tale che per ogni segnale in entrata fornisce un segnale d'uscita dipendente dallo stato interno in cui il sistema stesso si trova.
3. Nella teoria dei sistemi complessi, atomica cellulare, indica una strategia di rappresentazione di sistemi complessi i cui elementi costituenti sono immaginati come collocati nei nodi di una rete e possono assumere diversi stati a seconda delle interazioni con gli elementi vicini.
Link: http://www.treccani.it/vocabolario/automa/
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STEP #24 --- LA SINTESI FINALE
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